Lo sottolinea la Cassazione con la sentenza 9812 della sezione lavoro. Con questo verdetto la Suprema Corte ha respinto il ricorso della 'Solidea sas', una società di Padova che aveva un call center nel settore pubblicitario, contro la decisione con la quale la Corte di appello di Venezia, nel 2005, l'aveva condannata a pagare oltre mezzo miliardo di vecchie lire all'Inps come contributi previdenziali evasi ai danni di 15 centraliniste precarie scoperte a lavorare presso la società durante un controllo degli ispettori del lavoro, avvenuto nel 1997.
Contro la multa, la 'Solidea' aveva fatto ricorso al Tribunale di Padova sostenendo che le dipendenti svolgevano lavoro autonomo. Il tribunale diede ragione alla 'Solidea' e straccio il verbale dell'Inps. Ma in appello la Corte di Venezia ribaltò l'esito e confermò la natura subordinata del lavoro svolto dalle 15 centraliniste. Senza successo la 'Solidea' ha protestato in Cassazione. Gli 'ermellini' hanno replicato che "correttamente" la Corte d'Appello ha considerato "qualificanti della subordinazione delle dipendenti, con mansioni di telefoniste, le circostanze che esse seguivano le direttive impartite dall'azienda in relazione ad ogni telefonata da svolgere prendendo nota dell'esito e del numero di telefono chiamato, del fatto che avevano un preciso orario di lavoro, che usavano attrezzature e materiale di proprietà della società ". Così il ricorso della 'Solidea' è stato respinto.
Fonte ANSA
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